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Il Cuore Antico di Faenza

Faenza

Appoggiato con la schiena ad una colonna egli guardava il Duomo.

L'enorme portone di mezzo era socchiuso, e sull'arco del suo vano si agitava lievemente un drappo rosso, segnacolo di qualche festa religiosa in quel giorno; la scalinata di granito pareva più bianca nel sole, la fontana gorgogliava da tutti i propri zampilli. avvolta in un pulviscolo d'acqua tenue come un vapore. Tutto quel largo dinanzi al Duomo e sino in fondo alla piazza rimaneva deserto, nessun fiacchero stazionava ancora presso il caffè, l'omnibus del grande albergo era già ritornato dalla stazione; solo qualche bicicletta passava tratto tratto nel vuoto, silenziosamente (Alfredo Oriani, "Vortice", 1899).

A distanza di un secolo l'intensa descrizione delle contigue, scenografiche piazze faentine è di un'attualità sorprendente. Nelle pagine di Oriani rivive infatti il senso di attesa e di mistero che emana da questo grande spazio - un lunghissimo rettangolo - quando lo si contempla nella luce estiva del primo pomeriggio. La plastica evidenza degli edifici ha qualcosa di irreale, fuori da ogni scansione cronologica. Sensazione non dissimile dovette provare Dino Campana rievocando Faenza nei suoi "Canti Orfici" (1914): "e del tempo fu sospeso il corso".

Frutto di successive sedimentazioni in epoche diverse, le piazze del Popolo e della Libertà presentano tuttavia un aspetto unitario e armonioso con la loro sequenza di eleganti logge fra le quali si stagliano il Duomo, la Fontana e la Torre dell'orologio. L'incrocio tra le due principali strade cittadine (il decumano, coincidente con la via Emilia, e il cardine) è sempre stato il cuore di Faenza, sin dalla fondazione romana. E, verso la fine del IX secolo, proprio in quest'area venne edificata la primitiva cattedrale della città, la Pieve di S.Pietro Apostolo, mentre nella prima metà del '200 sorgevano l'uno di fronte all'altro i palazzi del Podestà (iniziato nel 1177) e del Capitano del Popolo.

Ma fu con l'ascesa al potere del Manfredi (1313) che iniziò quel processo di "assestamento" delle due piazze che, nel volgere di alcuni secoli, avrebbe portato alla configurazione attuale. Il palazzo del Popolo, infatti, divenne sede della Signoria e nel '400 fu parzialmente modificato in forme rinascimentali e dotato di un portico a due ordini (divenuto più tardi "modulo" per la creazione di tutti i loggiati di piazza).

L'opera più insigne avviata dai Manfredi fu però la costruzione di una nuova cattedrale, più o meno sullo stesso sito della precedente, iniziata nel 1474. Il progetto, del fiorentino Giuliano da Maiano, testimonia il profondo legame della città con la cultura e l'arte medicee. La maestosa basilica, simile in grande a quella brunelleschiana di S.Lorenzo in Firenze anche per l'aspetto "ruvido" (su entrambe le facciate manca il rivestimento marmoreo), fu in gran parte realizzata nel primi decenni del '500, ma venne consacrata solo alla fine del secolo.

Il portico leggermente ricurvo era poco illuminato; due guardie di pubblica sicurezza stavano addossate all'ultima colonna verso la piazza (...) stretta fra il doppio loggiato (...). I suoi fanali, bianchi sopra esili colonnine di ghisa, non rischiaravano né la notte né il selciato (...). La massa bruna del Duomo disegnava un'ombra più scura sul lividore biancastro della grande scalinata di granito: un'opera nuova. per la quale nella cittadina si era speso troppo e parlato anche di più (A.Oriani, "Vortice").

Nel 1600 viene definendosi l'aspetto attuale - quello rievocato da Oriani - della lunga piazza: divisa in due settori dal "decumano"', ma profondamente unitaria nell'insieme. Nello spazio a settentrione, dominato dal Duomo, sorge la Fontana, mentre di fronte alla cattedrale si dispiega il Loggiato degli Orefici. A delimitare il settore a mezzogiorno, invece. viene eretta la Torre dell'orologio, e il Palazzo del Podestà si arricchisce anch'esso di loggiato.

I portici, nel secolo successivo andranno poi ad aggiungersi anche alle ali fiancheggianti l'ex palazzo della Signoria (divenuto "del Governo"), il quale subirà una decisa ristrutturazione.

Ormai il cuore antico di Faenza ha una fisionomia precisa e le modifiche apportate nell'Ottocento fino ai primi decenni di questo secolo (il rifacimento dei loggiati e della scalinata della cattedrale, aggiunta di merlatura al palazzo del Podestà, creazione del palazzo delle Poste) ben poco influiscono su quello spazio intensamente scandito, metafisico, amato da generazioni di faentini.

A tutt'oggi le due piazze centrali sono più che mal vive: vi trovano posto esercizi commerciali, banche, mercati e mercatini, ma si trasformano pure - a seconda del giorni e delle ore - in punto di incontro per gli agricoltori dei dintorni, zona di passeggio elegante, luogo di aggregazione per tutti i giovani della città...Le piazze del Popolo e della Libertà sanno essere, però, anche splendidamente vuote, divenendo suggestivo sfondo di emozioni, riflessioni, poesia. Ce ne dà esempio, ancora, la prosa visionaria dei "Canti Orfici" di Campana:

La piazza ha un carattere di scenario nelle loggie ad archi bianchi e leggieri e potenti. Passa la pescatrice povera nello scenario di caffè concerto. rete sul capo e le spalle di velo nero tenue fitto di neri punti per la piazza viva di archi leggieri e potenti.