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Biblioteca e Pinacoteca

Dipinto

Il 19 febbraio Pio VI è costretto a firmare il trattato di Tolentino, con cui, tra l'altro, cede la Romagna alla Francia.

Guida ora Faenza una "municipalità" di cui fanno parte 9 maggiorenti che hanno appoggiato i francesi e, alle consuete contribuzioni vessatorie imposte dai conquistatori, fanno riscontro diversi provvedimenti innovativi che eliminano secoli di oscurantismo pontificio. Per rimpinguare le disastrate casse comunali viene poi ordinata la soppressione di alcuni conventi i cui beni sono posti all'incanto.

E proprio a queste soppressioni risale il primo nucleo librario della Biblioteca Comunale, allogata nell'ex convento dei Servi di Maria dal 1824.

Nel '97 nasce anche la Pinacoteca: è l'amministrazione comunale ad acquistare un'importante collezione di stampe, disegni, gessi e dipinti dall'artista Giuseppe Zauli, cui ben presto si aggiungono altre opere d'arte, provento delle già citate soppressioni.

Dopo la creazione, nell'Italia del nord, della Repubblica Cisalpina, Faenza ottiene di farvi parte. Il cremonese Luigi Oliva e Vincenzo Monti sono i "commissari organizzatori" della Romagna, divisa nei due dipartimenti del Lamone, con sede a Faenza, e del Rubicone, con sede a Rimini. Ma, nonostante le positive riforme in campo amministrativo e giudiziario introdotte dalla nuova costituzione, cresce il malcontento popolare e si rafforza il partito della nobiltà filopapalina, creando una vera e propria frattura all'interno della comunità. Nel '98, poi, Faenza perde molta della sua importanza politica: vengono infatti riuniti in uno solo i due dipartimenti di Romagna, con sede a Forlì.

Negli anni successivi l'alternarsi del governo francese a quello papale appoggiato dagli Asburgo - il 9 giugno '99 la città è presa dagli austriaci, il 12 luglio 1800 è riconquistata dai napoleonici, il 9 dicembre dello stesso anno tornano gli austriaci, il 26 gennaio 1801 si ristabilisce il dominio francese - crea lacerazioni sempre più profonde nel tessuto cittadino, anche perché gli appartenenti all'una e all'altra fazione nei momenti di vittoria si abbandonano ad intemperanze di ogni genere. Poi Faenza segue la sorte di gran parte dell'Italia, ormai saldamente nelle mani di Napoleone: all'inizio del 1802 la Repubblica Cisalpina si trasforma in Repubblica Italiana, e nel 1805 diventa Regno Italico sotto il viceré Eugenio Beauharnais. Negli anni dell'impero la città, come ogni altra, viene spietatamente tassata per finanziare la politica di conquista di Bonaparte: "onde il Comune, ridotto in tristissime condizioni - racconta Antonio Messeri -, dovette vendere beni e magazzini e fondachi e stabili, e perfino le fosse della città e i torricciuoli delle mura".