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Il Teatro e Palazzo Milzetti

Una sala di Palazzo Milzetti

Sempre nel 1780 ha origine un altro prestigioso edificio neoclassico faentino: il Teatro Masini, che si affaccia sulla piccola piazza alle spalle dell'ex palazzo della Signoria.

L'opera viene progettata dall'architetto faentino Giuseppe Pistocchi, che crea una pianta a forma circolare ispirandosi al modello di teatro pubblicato nell'Enciclopedia francese. Costruito dallo stesso Pistocchi dall'80 all'87, l'edificio presenta una facciata ornata da un portico e una sala interna scandita orizzontalmente da quattro ordini di palchi separati da colonne. Le raffinate decorazioni plastiche, costituite da pannelli in stucco dorato e statue di divinità, sono opera del Trentanove.

E ancora di Giuseppe Pistocchi sono i palazzi Gessi (pitture di Giani, statua dello scalone di Trentanove) e Conti-Sinibaldi (ancora tempere di Giani), le case dello stesso Pistocchi e della famiglia Morri, diversi altri edifici cittadini e ville nei dintorni.

È infine il medesimo, brillante architetto faentino, a stilare il primo progetto di quel gioiello che è palazzo Milzetti, acquisito dallo Stato oltre venti anni fa per crearvi il Museo nazionale dell'età neoclassica in Romagna. L'opera viene intrapresa nel 1792 e va senz'altro attribuito al Pistocchi il disegno tardocinquecentesco della facciata esterna e quello con doppio loggiato della facciata interna. Nel '96 l'architetto, che non fa mistero dei suoi ideali filogiacobini, è imprigionato, e i lavori si interrompono. Vengono ripresi nel 1800 sotto la direzione di Giovanni Antonio Antolini di Castelbolognese, "rivale" di Pistocchi, che crea il grandioso salone ottagonale e la scala principale. Una terza fase della realizzazione del palazzo è collocabile negli anni 1802-5 e vede l'intervento dell'équipe di Felice Giani, che decora in modo superbo gli ambienti più importanti. Ricordiamo, ad esempio, il bellissimo antibagno ovale del pianterreno, uno dei capolavori del pittore piemontese, "dove il fondo blu notte delle superfici fa brillare nitide figurette danzanti, ghirlande, cammei e filiformi candelabri" (da "Palazzo Milzetti" di Anna Colombi Ferretti in "Faenza, guida alla città", 1992). Stupende poi le scene mitologiche - inquadrate tra raffinati motivi ornamentali - delle sale del piano nobile, che si avvalgono delle decorazioni plastiche di Antonio Trentanove e dei fratelli Giovan Battista e Francesco Ballanti Graziani.