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La battaglia di Faenza

Il classicismo rasserenante e splendido di queste architetture appare ancor più straordinario se si pensa al difficile periodo in cui vengono realizzate.

Nell'estate del 1796 Napoleone Bonaparte, giovane generale della Francia retta dal Direttorio, occupa la Romagna. A Faenza i francesi entrano il 24 giugno e, nonostante le accoglienze festose di molti nobili, borghesi e intellettuali di idee giacobine, mostrano subito il vero scopo di questa prima campagna d'Italia: non si tratta di una guerra liberatrice degli oppressi, bensì di un' "operazione finanziaria" tesa a sollevare il paese invasore dal dissesto economico. Così i commissari francesi s'impossessano dei denari della cassa comunale, spogliano il Monte di Pietà, impongono una pesante contribuzione, pretendono che i cittadini consegnino ori e argenti. Poco dopo le truppe di Napoleone, avendo obbligato papa Pio VI ad un oneroso armistizio, si ritirano dalla Romagna, ma all'inizio dell'anno successivo riprende la guerra contro il pontefice.

È in questo contesto che si svolge la famosa "battaglia di Faenza" di cui Monaldo Leopardi, padre di Giacomo, ci ha lasciato un gustoso resoconto nella propria "Autobiografia" (pubblicata nel 1883) . "Tutte le milizie pontificie ascendevano a circa diecimila uomini - racconta Leopardi senior -, e un quarto di questa gente si era adunata a poco a poco in Faenza. Imola, perché troppo vicina a Bologna, erasi abbandonata, e la resistenza doveva farsi sul fiume [Senio] che corre fra le due città suddette. (...) Il giorno 2 di febbraio del 1797, alla mattina, i Francesi attaccarono, forti di circa diecimila uomini. I cannoni del ponte spararono, e qualche Francese morì. Ben presto però l'inimico si accinse a guadare il fiume; e vistosi dai popolani che i Francesi non temevano di bagnarsi i piedi: "Addio", si gridò nel campo. "Si salvi chi può" e tutti fuggirono per duecento miglia, né si fermarono sino a Fuligno. Non esagero, ma racconto nudamente quei fatti che accaddero in tempo mio, e dei quali vidi alcuna parte. Un tal Bianchi, maggiore di artiglieria, venne imputato di avere caricati i cannoni con li fagiuoli. Ho letto la sua difesa stampata, e sembra scolpato bastantemente; ma il fatto dei fagiuoli fu vero, e questa mitraglia figurò nella guerra fra il Papa e la Francia".