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La Faenza dell'ultimo '800

Oriani, un destino sfortunato

"Era la prima ora del passeggio notturno, per la piazza e sotto il loggiato dei signori; le ragazze passavano a frotte negli abiti chiari, sorridendo fra gli sguardi, che le cercavano avidamente. Romani s'era seduto, solo, a quell'angolo. Una stanchezza malata aveva finito di vincerlo, dopo tutte quelle corse fuori e dentro la città: si era cacciato per molti vicoli, sino alle mura, che da Porta Pia vanno a Porta Montanara dirimpetto alla linea delle colline, e anche là aveva trovato la stessa gente, coppie di amanti, torme di bambini, crocchi di mamme, e, tratto tratto, un vecchio, che passava come un'ombra nell'ombra sempre più densa della sera" (Alfredo Oriani, "Vortice").

La Faenza dell'ultimo '800 è resa con estrema efficacia in molte opere di Oriani, scrittore verista di talento, non certamente inferiore al Verga dei romanzi "borghesi". Il destino di questo autore faentino è stato assai sfortunato: le sue capacità furono misconosciute in vita (morì nel 1909, a 57 anni, avendo pubblicato solo a proprie spese), mentre più tardi Mussolini stravolse il suo pensiero politico facendone il "padre" del Fascismo. Alla notorietà di stampo propagandistico attribuita ad Alfredo Oriani durante il Ventennio, è seguito, prevedibilmente, un nuovo oblio.

Ripresa economica e culturale

L'impronta classica nell'architettura faentina si protrae anche dopo la metà del secolo.

È l'architetto Costantino Galli ad ideare, nel 1858-59, la nuova facciata per la Chiesa dell'Osservanza - trasformata con l'attiguo convento nel nuovo complesso cimiteriale -, con pronao inserito in un emiciclo anch'esso colonnato. Di Galli è anche l'elegante palazzo Cattani (1846), mentre i palazzi Gucci-Boschi (1867) e Pasolini-Dall'Onda (1875-80) dell'ingegner Achille Ubaldini nonché palazzo Zucchini (1866) dell'ingegner Antonio Zannoni mostrano una contaminazione degli schemi classicheggianti con alcuni elementi non pertinenti, secondo il gusto eclettico che si va affermando verso la fine dell'Ottocento.

Di insolite forme neogotiche è invece la casa Valenti (progetto dell'ingegner Luigi Biffi), arricchita di pregevoli terracotte. Intanto la ceramica faentina conosce un periodo di crisi non dissimile da quello di molte città italiane ed europee e la Fabbrica Ferniani chiude allo scadere del secolo.

Già verso 1870, però, il pittore-ceramista Achille Farina fonda a sua volta un'importante manifattura, che è anche una raffinata scuola di decorazione. Secondo l'indirizzo storicista dell'epoca, vengono riprese forme e ornati di tutta la passata tradizione faentina con risultati di altissimo livello. Farina inaugura anche un nuovo "genere", quello della pittura su maiolica, con ritratti e paesaggi in cui alla grande finezza si abbina una rara capacità tecnica. Anche in campo figurativo si assiste ad una sorta di risveglio: l'artista faentino più illustre è Romolo Liverani, pittore-scenografo di gusto romantico attivo in Romagna, Marche, Umbria e nel milanese. Notevoli sono anche le opere di Tommaso Dal Pozzo, artista di una generazione più giovane. Alcuni dipinti di questi autori sono custoditi in Pinacoteca, altri fanno parte di collezioni pubbliche e private.

"L'ultimo trentennio del secolo (...) segnò per Faenza, nonostante la crisi economica che oppresse il nuovo Regno d'Italia, un periodo di febbrile attività a carattere preindustriale in cui le forze tradizionali dell'artigianato faentino cercarono di evolversi coi nuovi mezzi meccanici e con (...) intelligente iniziativa. Le filande, le fornaci da laterizi, le piccole imprese dei tessili, degli ebanisti o mobilieri, dei carrozzieri e carradori, dei fabbri e ceramisti contribuirono, come le pile del riso e le concerie, tintorie e cererie, a mantenere a Faenza il prestigio manifatturiero fra le consorelle di Romagna" (Ennio Golfieri, "Guida della città di Faenza").

La ripresa è favorita anche dall'atteggiamento dell'amministrazione comunale, propensa ad una modernizzazione della città. Acquedotto, sistema fognario, nuovi padiglioni dell'Ospedale, stazione ferroviaria con relativo viale sono le principali opere pubbliche realizzate in questi anni, premessa di una imminente rinascita economica, culturale ed artistica nei primi decenni del secolo successivo.