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Araldica a Palazzo Laderchi

palazzo

 

L’araldica nasce come un linguaggio di colori, forme e figure molto lontano nel tempo, ma che ancora oggi nel terzo millennio riesce a raccontarci le vicende di uomini e donne che hanno partecipato attivamente alla vita sociale: in questo caso, parliamo della famiglia Laderchi e del Palazzo che edificarono nel centro di Faenza (l’attuale angolo di Via XX Settembre con Corso Garibaldi), di cui sono recentemente terminati i restauri degli esterni.

 

fregio

 

Vorrei iniziare questo racconto nel mondo dell’araldica condividendo le immagini di alcuni pregevoli manufatti che sono sempre stati esposti alla vista di tutti, ma che difficilmente qualcuno può aver realmente visto: si tratta di bassorilievi in terracotta presenti nella facciata di palazzo Laderchi, la cui attuale costruzione iniziò intorno al 1780 per volere del conte Lodovico (1751-1822) di Giacomo Laderchi e su progetto dell’architetto bolognese Francesco Tadolini: il nuovo edificio inglobava edifici preesistenti e in seguito alla demolizione dell’antica Chiesa di San Biagio avvenuta nel 1784, ne ricostruiva l’angolo verso la piazza (ex Via degli Angioli e Via di Porta Ravegnana).Suddetti bassorilievi si trovano fra i modiglioni del sottogronda della facciata che dà su Via XX Settembre: sono riproduzioni di tre diverse formelle che si ripetono secondo un ritmo ben preciso: stemma, aquila, stemma, orso, stemma, aquila ecc. che ora analizzeremo singolarmente.

 

Lo stemma

L’antica arma della famiglia Laderchi (di rosso, allo scaglione di verde, orlato d’argento e rovesciato) è qui realizzata in uno scudo lunato (dicesi di scudo ornamentale da parata dalla forma che richiama una grossa falce di luna) cimato alle sommità esterne da due teste d’aquila affrontate (che si guardano) e che rimandano all’arma inquartata dei Laderchi in seguito alla Concessione estense.

 

stemma

 

L’aquila
Questa figura venne aggiunta all’antico stemma familiare per Concessione estense del 1628 (inquartato, nel 1° e 4° di rosso, allo scaglione di verde, orlato d’argento e rovesciato; nel 2° e 3° d’argento, all’aquila di nero, coronata d’oro). Nel 1591 Giovanni Battista Laderchi, insigne legista, fu segretario di Alfonso II Duca di Ferrara, poi Ministro di Cesare I Estense e fu insignito della Contea di Montalto e del feudo di Albinea nel Reggiano.

 

aquila

 

L’orso
Questa figura è rappresentata nell’atto di cogliere un ramo di alloro. Lo scudo dell’arma Laderchi, in taluni casi fu raffigurato fra due rami di alloro, avente come cimiero un orso uscente e portante sulla spalla un ramo di alloro.

 

orso

 

Sempre parlando degli esterni di palazzo Laderchi, troviamo due di queste figure in posizioni che difficilmente qualcuno può aver notato, ma che denotano la raffinatezza del gusto di proprietari e progettisti del palazzo: nella ringhiera del terrazzo che segue l’angolo del palazzo al piano nobile, l’aquila è la figura che si ripete negli angoli in alto, mentre un orso che tiene tra le branche un ramo di alloro che poggia su una spalla, è la figura che si ripete negli angoli in basso (ne restano solo due, ma ce n’erano altri dove si vedono le fessure delle attaccaglie).

 

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Passando agli interni del palazzo, altre aquile si trovano al piano nobile: negli affreschi settecenteschi, ve n’è una in ognuno dei quattro angoli del vestibolo e due nel soffitto del salone (ora sede della Società Torricelliana) dove è affrescata l’arma dell’alleanza matrimoniale Laderchi-Gavardini (Ludovico di Giacomo Laderchi nato il 17 febbraio del 1751sposò Isabella Gavardini di Pesaro nel 1770).

 

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LADERCHI di Faenza

Arma (antica): di rosso, allo scaglione di verde, orlato d’argento e rovesciato.

Arma (concessione estrense): inquartato, nel 1° e 4° di rosso, allo scaglione di verde, orlato d’argento e rovesciato (Laderchi); al 2° e 3° d’argento, all’aquila di nero, coronata d’oro (concessione estense del 1628 e 1629).

Ornamenti esteriori: comitali

Motto: VIRTUS INDOMITA COLITUR

Svolazzi - a destra: d’argento, di rosso e di verde; a sinistra: d’argento e di nero

 

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GAVARDINI di Pesaro

 

Arma: d’argento, a tre palle di rosso, 2 e 1, sormontate da corona antica d’oro, nel 3° palato di rosso e d’oro di quattro pezzi, il primo palo di rosso caricato da una fascia d’oro congiunta al primo palo dello stesso.

 

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GENEALOGIA FAMIGLIA LADERCHI DI FAENZA

A. Giacomo Filippo Maria (*3-VII-1701 San Pancrazio) di Lodovico Ignazio Laderchi e Margherita Nardi

sp. Maddalena Pazzi

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B. Ludovico, Giuseppe, Francesco, Maria (*17-II-1751) di Giacomo Laderchi e Maddalena Pazzi

sp. Isabella Gavardini di Pesaro (=1770?)

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C. Giacomo Pietro Baldassarre Francesco Maria (*13-VIII-1771) di Lodovico Laderchi e Isabella Gavardini

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D. Giovanni Battista Pietro (*29-VI-1816 Faenza) di Giacomo Laderchi e Caterina Missiroli

sp. Rita Guidoboni (=28-XI-1844 Ferrara) di Francesco

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E. Ludovico Giovanni Maria (*7-XI-1849 Ferrara) di Giovanni di Giacomo Laderchi e Rita Guidoboni

C. Pietro Vitale (*1780) di Lodovico Laderchi e Isabella Gavardini

sp. Pazienza Porzia

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D. Francesco (*1803) di Pietro Laderchi e Pazienza Porzia

sp. Maria Campioni

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E. Achille di Francesco e Maria Campioni

E. Pietro Carlo Torello Settimio (*16-III-

1841) di Francesco e Maria Campioni

sp. Teresa Francesca Giuseppa Crelli (*20-VI-1855 Casale) di Carlo e di Giuseppa Oliviero

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F. Giovanni Battista Carlo (*19-VI-1879

Brescia) di Ludovico Laderchi e Teresa Crelli

F. Giuseppa Rita Teresa Maria Ida (*18-III-1884 Alessandria) di Ludovico Laderchi e Teresa Crelli

sp. Ferroni Ersilio (=18-VII-1908 Torino)

 

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