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Gli inizi della Signoria

Cripta

Nel 1313 la famiglia Manfredi assume definitivamente il controllo della città. L'iniziatore della signoria è proprio quel Francesco che, insieme al cugino Alberigo, aveva assassinato i due suoi congiunti. Uomo «astuto e valoroso» (come lo definisce il Messeri), Francesco resse le sorti di Faenza per circa 20 anni, superando ogni genere di difficoltà in un'epoca di ininterrotte lotte per il potere. Un "duro", insomma, anche se il fiorentino Franco Sacchetti in una della sue "Trecentonovelle" - la CCII - ne fornisce un'immagine un po' edulcorata: «(...) essendo signore di Faenza Francesco de' Manfredi padre di messer Ricciardo e d'Alberghettino, signore e savio e dabbene sanza alcuna pompa, che più tosto tenea costume e apparenza con onestà di grande cittadino che di signore (...)». Ma Sacchetti, in amicizia con il pronipote Astorgio I (che nel 1396 lo chiamerà a Faenza come podestà), aveva tutto l'interesse a tratteggiare benignamente la figura del capostipite. Sotto il dominio di Francesco furono avviate alcune importanti opere pubbliche, tra cui il bellissimo ponte a due torri sul Lamone, distrutto purtroppo dall'eccezionale piena del 1842. E in questo periodo la città comincia a definirsi come vero e proprio centro ceramico, vocazione che aveva coltivato a partire dall'XI secolo grazie anche al territorio ricco di argille. I manufatti faentini d'esordio sono in stile arcaico: si tratta di stoviglieria di uso quotidiano (soprattutto brocche e ciotole) in cui la terracotta viene rivestita quasi completamente di bianco e decorata con motivi dipinti oppure scalfiti. Nel primo caso, in cui presenta rivestimento vetroso, si tratta di "maiolica"; il secondo tipo possiede invece un rivestimento terroso, l'ingobbio, incidendo il quale si ottiene la ceramica "graffita". Le decorazioni sono costituite soprattutto da motivi vegetali, faunistici e araldici, mentre i colori sono il verde e il bruno.

A Francesco Manfredi, ritiratosi dalla vita politica, succede il figlio Riccardo, titolare della signoria per alcuni anni. Questi scompare nel 1340 e a guidare Faenza torna momentaneamente Francesco. Ma già l'anno successivo il figlio di Riccardo, Giovanni, viene eletto capitano del popolo della cittadina. Inizia così un altro periodo assai tormentato per Faenza e, in generale, per la Romagna tutta, su cui i papi avignonesi intendono esercitare un più diretto controllo. Nel 1356 le milizie del cardinale Egidio Albornoz, emissario di Innocenzo VI, stringono d'assedio la città che capitola dopo cinque mesi. Nei 16 anni seguenti - ovvero fino alla morte - Giovanni tenterà invano di riconquistare Faenza, perdendo a poco a poco anche le rocche e gli abitati nei dintorni della città. E proprio per difendere Faenza dagli attacchi dei Manfredi, nel 1371 il cardinale Angelico Grimoard fa costruire una Rocca orientata verso Imola, la cui possente struttura quadrata ha dominato tante vedute di Faenza fino a metà del '700, prima di essere abbattuta per far posto all'"Ospedale nuovo".