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Ieri e oggi

Il viale della stazione ieri

"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita, arsa su la pianura sterminata nell'Agosto torrido, con il lontano refrigerio di colline verdi e molli sullo sfondo. Archi enormemente vuoti di ponti sul fiume impaludato in magre stagnazioni plumbee: sagome nere di zingari mobili e silenziose sulla riva: tra il barbaglio lontano di un canneto lontane forme ignude di adolescenti e il profilo e la barba giudaica di un vecchio (...)" (Dino Campana, "Canti Orfici").


Una Faenza dai contorni irreali, incendiata dal calore come una novella Città di Dite, è quella che apre l'opera del "maledetto" Campana. Il poeta era nato a Marradi, paese toscano dell'alta valle del Lamone, nel 1885. A Faenza compie gli studi ginnasiali al Collegio Salesiano, poi frequenta la prima classe liceale presso il liceo-ginnasio Torricelli nel 1900-901. È un periodo, quest'ultimo, di profondo malessere: emarginato dai compagni "cittadini", marina continuamente la scuola, come racconta Sebastiano Vassalli in un'appassionata biografia ("La notte della cometa", 1984). Campana infatti, alla fine dell'anno, viene respinto, e continuerà gli studi privatamente. Ma, nonostante i ricordi non lieti della sua permanenza in città, il poeta ne conserva un'immagine affascinante, in cui hanno certamente parte lo struggimento e la solitudine della sua adolescenza.

La Faenza di inizio secolo è dominata da un avvenimento di risonanza internazionale: la grande Esposizione Torricelliana del 1908, allestita in occasione del terzo centenario della nascita dello scienziato faentino. Numerosi i padiglioni, dislocati in una grande area nei pressi della nuova stazione ferroviaria: le mostre sono dedicate alle arti "maggiori" e "minori"(con una quantità di nomi illustri), nonché ad alcune attività industriali, all'agricoltura, alla fisica terrestre e alla meteorologia. L'Esposizione dura due mesi e registra la visita di Vittorio Emanuele III, accolto tra due ali di folla plaudente. E, proprio nel 1908, nasce anche l'istituto più prestigioso della città, il Museo Internazionale delle Ceramiche. È il faentino Gaetano Ballardini, uno dei massimi studiosi di ceramiche del '900, a fondare il Museo sulla scia del successo ottenuto dalla mostra di maioliche allestita all'interno dell'Esposizione.

"Sin dal suo avvio, ed in forza del nome di Faenza ancora prestigioso in campo ceramico - racconta Carmen Ravanelli Guidotti in "Museo Internazionale delle Ceramiche" (da "Faenza, guida alla città") -, il museo ebbe il patrocinio di illustri esponenti della cultura, del mondo politico e diplomatico, e dell'industria di molti paesi, i quali seppero svolgere opera di diffusione e promozione dell'istituzione nascente".

Il "Cenacolo Baccarini"

La creazione del Museo sottolinea e nello stesso tempo promuove una ripresa dell'attività ceramica - e dell'artigianato in generale - cui ormai la rivalutazione delle "arti applicate", avvenuta alla fine dell'800, conferisce piena dignità artistica.

Già nei primi anni del secolo, si era formato in città un gruppo di valenti pittori-scultori-incisori-ceramisti che dedicavano grande attenzione alla maiolica. Emerge fra questi la figura di Domenico Baccarini, la cui prematura scomparsa (nel 1907 a soli 24 anni) non gli impedisce di raggiungere risultati di altissimo livello, in linea con la sensibilità inquieta venata di simbolismo che domina l'arte del periodo.

"Disegnatore e plastico per dote naturale, egli sperimentò ogni tecnica e fece incessante dono del suo sapere e del suo amore a tutti i suoi compagni di scuola e di lavoro" (Ennio Golfieri, "L'arte a Faenza dal neoclassicismo ai nostri giorni", 1977). Intorno a Baccarini, nel Cenacolo che da lui prende nome, si raccolgono dunque artisti di grande talento come Pietro Melandri, Domenico Rambelli, Giuseppe Ugonia, Francesco Nonni e molti altri. È grazie a questi, ma anche agli allievi e proseliti che a loro volta riescono a formare (ne ricordiamo uno per tutti: il pittore Franco Gentilini), che nel Novecento Faenza decolla in campo artistico, e soprattutto nel settore ceramico.

Ma accanto alla maiolica più "nobile" riprende vigore anche quella a carattere commerciale: in città è tutto un fiorire di botteghe che riportano la produzione di stoviglieria e suppellettili, per qualità e quantità, ai secoli d'oro. Contributo fondamentale è quello dell'Istituto d'Arte per la Ceramica, fondato nel 1916 ancora per volontà di Ballardini, una scuola prestigiosa in cui insegnano anche numerosi maestri (e, più tardi, i loro discepoli) del Cenacolo baccariniano. A coronamento di questo indirizzo teso a lanciare Faenza come città leader in campo ceramico c'è l'istituzione, nel 1938, del Premio Faenza, un riconoscimento prestigioso conferito tramite Concorso nazionale (diventato internazionale nel '50).

Sempre più ceramica

Il primo conflitto mondiale ha ovviamente ripercussioni sfavorevoli sulla rinascita artistico-artigianale di Faenza, ma è il secondo ad infliggere un durissimo colpo a tutta l'economia, alle istituzioni e all'aspetto stesso della città.

Durante l'ultima Guerra, infatti, Faenza subisce oltre 100 bombardamenti da parte delle forze alleate, altri monumenti ed opere pubbliche vengono fatti saltare dai tedeschi in fuga. In mezzo a tanto lutto e disastro cittadino scompare quasi totalmente il Museo delle Ceramiche, mentre Pinacoteca e Biblioteca subiscono ingenti danni. Intenso è però il fervore della ricostruzione e i guasti più gravi vengono riparati.

In particolare, grazie alla generosità di tante famiglie faentine nonché di innumerevoli artisti, collezionisti, istituti italiani ed esteri, il patrimonio del Museo viene ripristinato e diventa ancora più ricco. Una "buona abitudine", quella delle donazioni, che è continuata fino ai giorni nostri ed ha permesso, insieme ad un'intelligente politica di acquisti e all'acquisizione di tutti i Premi Faenza succedutisi negli anni, che le collezioni dell'istituto aumentassero tanto da formare un corpus ceramico davvero unico, il più completo ed aggiornato del mondo.

Dal dopoguerra ad oggi, con il ritorno della floridezza economica, la città ha ripreso e sviluppato al massimo grado la propria vocazione artigianale ed artistica: al numero sempre crescente di laboratori specializzati nella produzione di raffinate maioliche, si accompagna l'opera di tanti artisti, molti noti a livello nazionale ed internazionale.

Oltre al glorioso Istituto d'Arte per la Ceramica, esiste oggi in anche l'Istituto Superiore Industrie Artistiche, specializzato nel design applicato al mondo ceramico. Infine ancora a Faenza sorge la sede dell'Istituto Ricerche Tecnologiche per la Ceramica del CNR.